L’errore a Volte Porta Al Successo

Quando decidiamo di affrontare un qualcosa di più complesso della nostra esperienza, siamo di fronte ad un’esperienza di limite con la possibilità di incorrere in un errore e davanti ad un errore si rompe un equilibrio. Ecco perché nell’immaginario comune, l’errore viene per lo più inteso in senso negativo. 

 

Come si reagisce davanti a un errore?

Possiamo avere una risposta negativa, rilevando qualcosa di pericoloso, oppure positiva, cogliendo qualcosa di utile. Inizialmente c’è sempre una reazione di frustrazione, paura e rabbia. A cui seguono reazioni diverse: c’è chi si allontana e si chiude – “non ci riesco” – mantenendo un atteggiamento di paura; c’è chi si allontana e nega l’errore – “non è colpa mia” – mantenendo un atteggiamento di rabbia; c’è chi coglie l’occasione per vedere la situazione da un punto di vista diverso, gestendo, superando e trasformando paura e rabbia in positivo.

 

La storia infatti ci insegna che alcuni errori hanno portato a traguardi incredibili. Durante le lezioni che tengo agli studenti dell’indirizzo di accoglienza turistica dell’Istituto Carlo Porta a Milano, racconto sempre che i successi di grandi personaggi, professionisti e aziende, sono stati molte volte costruiti su una serie di errori che hanno indicato vie d’uscita e soluzioni inaspettate.

 

Un esempio lampante è la scoperta dell’America. Nell’agosto del 1492, dal porto spagnolo di Palos de la Frontera, salpò Cristoforo Colombo. Era affascinato dalle descrizioni della Cina fatte da Marco Polo e prestava orecchio alla prime teorie sulla sfericità della Terra; pensò che l’Europa e il continente asiatico non fossero così lontani tra loro. Sbagliò in modo clamoroso i calcoli, fece un errore che lo portò non nelle Indie, dove credeva di essere diretto, ma in America e così scoprì un nuovo continente.

Un altro esempio è legato alla medicina con Alexander Fleming che si dimenticò di buttare alcuni campioni di batteri (presi dal suo naso raffreddato) e partì per tre giorni di vacanza. Al suo ritorno si accorse che i batteri erano cresciuti, tranne in alcuni punti, in cui era presente della muffa. Questa dimenticanza, nonché un errore che da un ricercatore non ci aspetteremmo, lo portò nel 1928 alla scoperta della Penicillina, il primo antibiotico conosciuto e utilizzato nella storia umana.

 

Mi piace citare la frase di Henry Ford “L’errore ci dona semplicemente l’opportunità di iniziare a diventare più intelligenti” per spiegare che l’errore può quindi essere interpretato come un passo in meno verso il traguardo, come una forma di saggezza, che è fondamentale per crescere sia a livello professionale che personale.

 

Si dice che chi non fa, non sbaglia. L’importante è rendersi conto dell’errore e non perseverare, ma trarre l’insegnamento utile per non ricaderci più, non dobbiamo temere gli errori se vogliamo crescere.

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