Il sarto

Una delle caratteristiche essenziali di un progetto è il suo essere unico. L’unicità, che corrisponde all’irrepetibilità, dipende da diversi fattori; anche se un progetto può rifarsi a schemi o modelli derivanti da progetti simili già realizzati in passato, le condizioni di partenza sono sempre diverse, in termini di vincoli economico-finanziari, di caratteristiche della fornitura, di competitività del mercato e di adeguatezza delle risorse umane. Altresì durante la fase esecutiva vengono a crearsi situazioni e ambienti di lavoro che ricalcano solo in parte quelli determinatisi nel passato per progetti analoghi. Tutti gli eventi, persino quelli più simili tra loro, sono uno diverso dall’altro. Ogni singolo passaggio, ogni singola area, vanno immaginati e studiati partendo da zero.

Mi piace pensare che la Colloi Plus è un atelier che confeziona abiti di qualità. Avere l’abilità di studiare il cliente, i suoi gusti, i suoi desideri per poterli soddisfare; cercare di intuire quello di cui ha bisogno ancora prima che sia lui a dirtelo. Il cliente si aspetta di potersi fidare e noi abbiamo il dovere di non deluderlo: è essenziale dare il massimo per renderlo felice. 

Quando si organizza un evento è necessario trasformarsi in sarto e confezionare quindi un abito su misura per il cliente; la riuscita dipende da tante piccole attenzioni e premure riservate al momento giusto, studiate con meticolosa precisione. È accudimento e accoglienza, ma anche soluzioni estemporanee per risolvere le difficoltà che di volta in volta possono capitare. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo e per affrontarlo sono necessari solo disciplina, talento, grinta, ma anche inventiva e coraggio. La razionalità accompagnata dall’istinto.  

Il problem solving non per nulla è una delle conoscenze comportamentali del project manager. Mi trovo frequentemente nella situazione di dover identificare e risolvere problemi di diversa natura (tecnica, relazionale, contrattuale, ecc.), che condizionano il raggiungimento degli obiettivi di progetto e ne possono mettere a rischio i risultati attesi.

Un tipico ciclo standard di approccio alla risoluzione dei problemi è costituito dalle seguenti fasi:

– analizzare lo stato di disagio e cercare di definirlo come problema razionale, cioè come qualcosa che può essere risolto con le persone, i mezzi e i tempi che abbiamo a disposizione;

– identificare, valutare, scegliere le possibili soluzioni;

– attuare le soluzioni;

– verificare l’effettivo superamento del problema.

Non ci si può permettere il panico, l’ansia, la sensazione di impotenza o limitazione, il timore che possa succedere qualcosa. Ci vogliono metodo, intuito e un pizzico di sfrontatezza perché la fortuna è dalla parte di coloro che osano. 

L’evento si compie spesso in poche ore, è come uno spettacolo senza repliche che deve rimanere impresso per sempre, senza sbavature. Non c’è la possibilità di rifare la scena: “buona la prima!”. 

Ci vogliono passione per il dettaglio e attenzione morbosa, perché l’insieme è composto di variabili, niente e nessuno deve essere fuori posto. Io ripeto spesso ai miei collaboratori: “I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio” (Leonardo Da Vinci).

Quando svolgiamo sopralluoghi nelle location, cerchiamo di farci assorbire dalla loro atmosfera, pensando e immaginando a come farla diventare magica per creare quel che non esiste. Ambienti a misura di cliente, di un servizio discreto e premuroso, di tante piccole attenzioni riservate al momento giusto, studiate su misura, sui gusti e le aspettative, con assoluta precisione.

In conclusione, è un lavoro in cui bisogna metterci testa e cuore: va portato avanti con determinazione e semplicità, audacia e lungimiranza. La soddisfazione si trova negli ospiti felici e soddisfatti durante l’evento. 

 

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