Il Fallimento Costruttivo

Negli eventi e in qualsiasi tipo di progetto che affronto, tendo sempre a fare un’analisi delle cose che hanno funzionato e di quelle che hanno funzionato meno. Questa procedura mi è molto utile per sedimentare modalità, processi e strumenti al continuo miglioramento.

Se anche nei software si verificano dei bug, l’errore a noi umani può capitare! Occorre però lavorare sull’errore in modo funzionale per evitare il fallimento affinché le responsabilità individuali siano chiare e adeguate alla fase di lavoro, gli obiettivi siano realistici, i tempi siano adatti alle opportunità di sperimentarsi, si dia valore e significato ai vissuti emotivi, che si attivano dall’errore, e si chieda aiuto quando il peso si fa troppo grande. 

Un’esperienza di errore ripetuta e non elaborata diventa fallimento. La cosa importante è vedere il fallimento come un’occasione di fare una diagnosi, trovare opzioni differenti e cercare così di sviluppare meglio il progetto. Il fallimento diventa costruttivo se accolto, affrontato ed elaborato. Per poter crescere si deve sempre trovare un punto di miglioramento sia nel successo che nel fallimento.

Uno strumento che considero molto utile nella mia attività di Event & Project Manager è l’autovalutazione, ovvero la capacità di costruire un sistema, delle regole, dei criteri di analisi e di giudizio su sé stessi e sulla propria prestazione che permette di lavorare in modo realistico, per poi confrontarsi con la valutazione esterna.

Quando procedo con l’autovalutazione devo prendere una posizione oggettiva per evitare, come facilmente tendiamo a fare, di attribuire i successi a dei fattori interni pensando che sia nostro il merito se le cose sono andate bene e invece i fallimenti a qualcosa di esterno credendo di avere fatto il possibile, salvaguardando così sé stessi. 

Attribuire i fallimenti a qualcosa di esterno e incontrollabile non permette di maturare, bisogna sempre cercare di migliorare per sé stessi.

Gli alibi non ci fanno crescere. Bisogna ricordarlo!