Quando si dice di una persona che è “emotiva” siamo portati a leggere questa caratteristica come una debolezza, qualcosa di negativo. In realtà, da esseri umani, nessuno di noi è immune alle emozioni e gli emotivi sono spesso persone che abbracciano la loro emotività e che col tempo hanno imparato a gestirla e comprenderla.
Chi ha sviluppato un’intelligenza emotiva è di solito attento all’ascolto, capace di reagire agli insuccessi, sa gestire gli stati d’animo suoi e degli altri, riesce a migliorarsi. Affronta le sfide e i cambiamenti facendo in modo che le emozioni, sue e altrui, non rappresentino un ostacolo ma siano da facilitazione per il cambiamento. I pilastri su cui si basa l’intelligenza emotiva sono ascolto, accoglienza e accompagnamento.
L’ascolto equivale ad interessarsi all’altro, a dirgli “so che ci sei”. Insieme al dialogo, inteso come scambio di opinioni, si stabiliscono e condividono azioni e obiettivi.
Si passa all’accoglienza, intesa come comprensione. È la propensione ad andare oltre al pregiudizio per arricchirsi grazie agli infiniti scambi con le persone, in maniera esponenziale. Il manager che accoglie diventa per gli altri un rifugio sicuro, dove le paure e le gioie vengono condivise. Essere accoglienti significa porre le basi per un rapporto di reciproca fiducia.
La fiducia è l’ingrediente segreto, soprattutto nei contesti aziendali che si dichiarano aperti al cambiamento: le persone devono potere sentirsi libere di esprimere opinioni, proporre idee e persino di sbagliare, senza timore di essere giudicati o provare sensi di colpa.
Accompagnare vuol dire preoccuparsi degli altri, prendersene cura e, al bisogno, soccorrerli.
Consentire, accettare, sostenere e giustificare l’errore, quello intelligente, alimenta il senso di fiducia e spontaneità sociale. Questo atteggiamento induce le persone ad assumersi la responsabilità delle proprie idee e delle conseguenti azioni. Il leader è sempre pronto, nel momento in cui accade, a indagare con chi ha sbagliato sul perché è successo e insieme a porvi rimedio.
Chiudo citando Papa Giovanni Paolo II: “La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti.”
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